
Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha difeso martedì l’indagine condotta dal sottosegretario per i diritti umani del Ministero dell’Interno, Alejandro Encinas, sulla scomparsa nel 2014 dei 43 studenti di Ayotzinapa, dopo le critiche del Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (GIEI).
Il GIEI, che sta indagando in modo indipendente sul caso, ha rivelato lunedì «incongruenze» sugli screenshot dell’applicazione di messaggistica istantanea Whatsapp, che mostrano conversazioni di membri del gruppo criminale Guerreros Unidos.
In questo senso, l’organizzazione ha respinto le prove, ritenendo che non fosse possibile garantirne l'»autenticità», poiché in alcune immagini comparivano strumenti come il «doppio controllo», inventato due mesi dopo la scomparsa.
«Abbiamo piena fiducia in Alejandro Encinas, è un uomo integro, onesto, incapace di falsificare informazioni, e abbiamo tutti gli elementi per sostenere l’indagine», ha detto il presidente messicano, secondo il quotidiano ‘Milenio’.
López Obrador ha negato che ci sia stata «fretta» nell’indagine, pur indicando che ci sono «elementi solidi e prove sufficienti», per cui queste accuse di «fabbricazione di prove» rispondono al «fervente desiderio del conservatorismo» di non far rispettare al governo l’indagine.
I 43 studenti della Scuola Normale di Ayotzinapa, nello Stato di Guerrero, sono scomparsi nelle prime ore del 27 settembre 2014 nel vicino comune di Iguala durante una protesta contro le autorità locali.
La prima versione ufficiale fu che furono catturati dall’organizzazione criminale Los Rojos, nell’ambito di un regolamento di conti tra gruppi rivali, e che gli uomini armati li uccisero e bruciarono, gettando i loro resti nella discarica di Cocula, fatti poi smentiti da una nuova indagine.
Nel settembre 2020, un’ultima indagine della Procura generale ha esaminato negligenze e irregolarità presumibilmente commesse dalle autorità del precedente governo dell’ex presidente Peña Nieto. Questa nuova indagine suggerisce che i giovani sono stati inseguiti e uccisi dalla polizia municipale.
Omar Gómez Trejo, il procuratore incaricato del caso, si è dimesso alla fine di settembre, una partenza che diversi alti funzionari hanno attribuito al suo disaccordo rispetto alla richiesta di arresti come quello dell’ex procuratore generale Jesús Murillo Karam durante il mandato di Enrique Peña Nieto.
L’ufficio del procuratore ha recentemente revocato più di 20 mandati di arresto per ufficiali militari di Iguala, oltre a quello dell’ex procuratore di Guerrero Iñaki Blanco, che ha aperto l’indagine sul caso Ayotzinapa, e quello del segretario alla Sicurezza dello Stato Leonardo Vázquez Pérez.






