L’ONG Human Right Watch (HRW) ha accusato le autorità iraniane di aver intensificato gli attacchi al dissenso e alle proteste diffuse attraverso «dubbie» accuse di sicurezza nazionale contro attivisti detenuti e processi «gravemente iniqui».
Il capo della magistratura della provincia di Teheran avrebbe emesso circa 1.000 capi d’accusa contro gli arrestati in relazione alle proteste per la morte di Masha Amini.
Tra queste ce n’è una del 29 ottobre, in cui il Ministero dell’Intelligence iraniano e l’Organizzazione dell’Intelligence del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche accusano due giornalisti di aver partecipato a un presunto corso di formazione gestito da entità sostenute dall’intelligence statunitense.
Questi giornalisti, Niloufar Hamedi ed Elaheh Mohamadi, avevano inizialmente riferito della morte di Masha Amini durante la custodia della polizia.
«Lo spietato apparato di sicurezza iraniano sta usando ogni tattica a sua disposizione, compresa la forza letale contro i manifestanti, arrestando e diffamando i difensori dei diritti umani», ha dichiarato la ricercatrice sull’Iran dell’ONG, Tara Sepehri Far.
«Tuttavia, ogni nuova atrocità non fa che rafforzare il motivo per cui gli iraniani chiedono cambiamenti fondamentali da parte di un’autocrazia corrotta», ha aggiunto.
Tuttavia, una rete informale di attivisti all’interno dell’Iran, nota come Comitato volontario per il monitoraggio della situazione dei detenuti, ha dettagliato che al 30 ottobre – oltre agli arresti di massa dei manifestanti – le agenzie di intelligence avrebbero arrestato 130 difensori dei diritti umani, 38 difensori dei diritti delle donne, 36 attivisti politici, 19 avvocati e 38 giornalisti.
Secondo il gruppo, le autorità hanno arrestato anche 308 studenti universitari e 44 minori.
Dal 16 settembre, le proteste si sono diffuse in almeno 133 città e 129 università, oltre a diverse scuole superiori, secondo l’agenzia di stampa Human Rights Activists News Agency (HRANA).
«La comunità internazionale dovrebbe essere particolarmente attenta alla situazione delle persone detenute e di quelle a rischio di pena di morte», ha esortato Sepehri Far.
«Chiedere il rilascio incondizionato e la fine dei processi farsa di tutti coloro che sono stati arrestati per dissenso pacifico dovrebbe essere una priorità fondamentale», ha aggiunto.