Il team legale di Hunter Biden – figlio del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden – ha infine respinto le richieste dei repubblicani della Commissione di Vigilanza della Camera di fornire informazioni sulle sue attività commerciali, tra i sospetti che possa aver beneficiato dei contatti commerciali del padre.
Il suo avvocato, Abbe Lowell, ha inviato una lettera al presidente della commissione James Comer sostenendo che non c’è «alcun legittimo scopo legislativo» per richiedere i documenti del suo cliente, che è solo un «privato cittadino», ma si è offerto di incontrare la commissione «per vedere se il signor Biden ha informazioni che potrebbero servire a qualche legittimo scopo legislativo».
Mercoledì, Comer ha chiesto a Hunter informazioni sui suoi affari, in particolare quelli in Cina e in Ucraina, dove le sue partecipazioni in Burisma, una società di gas, hanno spinto Donald Trump a fare pressioni sul presidente Volodimir Zelenski per trovare irregolarità. Questa manovra ha provocato il primo dei due impeachment che il magnate ha dovuto affrontare durante il suo mandato.
Comer ha deplorato la decisione di Hunter, che potrebbe essere citato a testimoniare dalla commissione dopo essersi rifiutato di soddisfare queste richieste, e ha accusato la famiglia Biden di «cercare di ostacolare la supervisione del Congresso» sulle «losche pratiche commerciali» della sua famiglia, come riporta la NBC.
«Il popolo americano chiede trasparenza, non insabbiamenti politici. La Commissione di vigilanza continuerà la sua opera di controllo e utilizzerà ogni strumento a sua disposizione per raccogliere informazioni per la nostra indagine», ha dichiarato.
Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, le accuse contro Hunter sono state una costante, anche se si sono intensificate negli ultimi mesi dopo che i repubblicani hanno ripreso il controllo della Camera.
Oltre ai suoi rapporti con la Birmania, i repubblicani si sono concentrati anche sui suoi affari in Cina quando il padre era vicepresidente di Barack Obama. Così, Trump non solo ha fatto pressione su Zelenski, ma anche su Pechino per indagare su eventuali irregolarità.
Questa settimana Hunter Biden è salito agli onori della cronaca anche per una sessione di questa commissione in cui tre alti funzionari di Twitter hanno testimoniato sulle presunte accuse che Twitter e altri social network avrebbero agito per nascondere alle loro piattaforme i riferimenti a un rapporto del tabloid «New York Post» sul contenuto di uno dei suoi laptop.
Yoel Roth, ex responsabile della sicurezza di Twitter, ha riconosciuto che l’azienda ha commesso un errore nella gestione delle informazioni, ma che disponeva di «informazioni limitate» e che a prima vista c’erano «molte somiglianze» con la fuga di notizie russa nella campagna presidenziale del 2016.
Queste storie e voci sul presunto contenuto del portatile di Hunter sono state alcune delle carte vincenti utilizzate da Trump durante la campagna elettorale, e anche nei dibattiti televisivi, per attaccare Joe Biden, al quale ha insistentemente ricordato tutte queste teorie.
Fonte: (EUROPA PRESS)