Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha avvertito mercoledì che la Cina sta cercando di «accelerare» la sua conquista di Taiwan, contravvenendo allo status quo dell’isola e al patto di non conflitto firmato tra Washington e Pechino.
Secondo Blinken, questo storico accordo raggiunto tra le due parti nel 1979 è stato «fondamentale» per evitare che Stati Uniti e Cina entrassero in guerra per l’isola, su cui Pechino si considera sovrana.
«Ciò che è cambiato è questo: la decisione del governo di Pechino di non accettare più lo status quo e di accelerare il processo di riunificazione», ha dichiarato Blinken all’agenzia di stampa Bloomberg.
Il rappresentante della diplomazia statunitense ha quindi criticato il cambio di rotta della Cina nei confronti dell’isola e le sue manovre nello Stretto di Taiwan, che hanno portato a un’escalation delle tensioni. Pechino, tuttavia, accusa anche Washington di sostenere Taipei dopo la controversa visita del presidente della Camera Nancy Pelosi all’inizio di agosto.
Secondo Blinken, Pechino ha scelto di «fare più pressione su Taiwan» e «rendere la vita difficile» all’isola nel tentativo di accelerare il processo di riunificazione. Queste dichiarazioni del Segretario di Stato sono in linea con quelle rilasciate appena una settimana fa.
In quell’occasione, Blinken aveva avvertito che il governo cinese stava cercando di conquistare Taiwan in «tempi molto più rapidi» di quanto si pensasse, parole che hanno suscitato qualche polemica ma che il funzionario statunitense ha mantenuto.
Il messaggio di Blinken arriva anche sulla scia del Congresso del Partito Comunista Cinese, che questa volta è servito a riaffermare il potere del presidente Xi Jinping.
La tensione tra Cina e Stati Uniti ha vissuto un nuovo episodio negli ultimi mesi, dopo la controversa visita di Pelosi a Taiwan, alla quale Pechino ha risposto interrompendo i colloqui con Washington ed effettuando una serie di manovre militari nei pressi dello stretto.
Almeno 150 membri del Congresso degli Stati Uniti hanno compiuto viaggi ufficiali a Taiwan negli ultimi dieci anni, tra cui 34 durante l’attuale amministrazione di Joe Biden. Tali incontri sono visti con sospetto da Pechino, che li considera una minaccia alla propria sovranità e una violazione della legge sulla Cina unica firmata nel 1979 con Washington.