Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha contattato i rappresentanti dell’ex vicepresidente Mike Pence per richiedere la sua testimonianza nell’ambito dell’indagine penale sul ruolo dell’ex presidente Donald Trump durante l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.
Fonti legate alla questione hanno confermato alla CNN che Pence, «numero due» dell’amministrazione Trump, sarebbe disposto a raggiungere un accordo con il Dipartimento di Giustizia e quindi a fornire la sua testimonianza.
Questa richiesta da parte della Giustizia sarebbe stata fatta prima della nomina di Jack Smith a procuratore speciale per la supervisione delle indagini su Trump, una delle quali proprio per il suo ruolo in quel giorno di gennaio in cui i suoi sostenitori hanno cercato di fermare il trasferimento dei poteri al presidente eletto, Joe Biden.
Al momento non è chiaro come, se mai, questa decisione del Dipartimento di Giustizia possa influire sulla presunta volontà di Pence di collaborare al caso. Né l’ex vicepresidente né il Dipartimento in questione hanno ancora commentato.
L’ex vicepresidente ha recentemente raccontato che Trump gli rimproverò di essersi opposto a un piano per mettere in dubbio i risultati delle elezioni del 2020 e gli disse che sarebbe stato ricordato come «un codardo», secondo un estratto del suo nuovo libro.
Tuttavia, queste notizie contrastano con le ultime dichiarazioni di Pence che, pur definendo l’assalto al Campidoglio «il giorno più difficile» della sua vita pubblica, ha rifiutato la possibilità di testimoniare davanti alla commissione della Camera che indaga sull’insurrezione.
È vero che Pence ha recentemente rivelato che l’ex presidente lo ha persino criticato per essere stato «troppo onesto» nei giorni in cui il magnate e i suoi sostenitori mettevano in dubbio il trionfo elettorale di Biden.