Come ha fatto la Cordigliera delle Ande a diventare così grande?
Le Ande sono la catena montuosa più lunga del mondo al di sopra dell’acqua. Si estendono per 8.900 chilometri lungo la periferia occidentale del Sud America, sono larghe fino a 700 chilometri e in alcuni punti si ergono per quasi sette chilometri nel cielo. Ma come questa colossale catena montuosa sia emersa dall’interno della Terra non è ancora chiaro ai geologi.
Una nuova ipotesi
I ricercatori dell’Università di Copenhagen presentano una nuova ipotesi. Utilizzando un metodo innovativo sviluppato da uno dei ricercatori, hanno studiato da vicino la placca tettonica su cui poggia la catena montuosa. La scoperta ha gettato nuova luce su come si sono formate le Ande.
Enormi pezzi di un puzzle
Le placche tettoniche coprono la superficie terrestre come enormi pezzi di un puzzle. Si spostano di pochi centimetri ogni anno, alla stessa velocità con cui crescono le nostre unghie. Di tanto in tanto, queste placche possono improvvisamente accelerare o rallentare. Eppure sappiamo poco delle forze feroci che stanno dietro a questi eventi.
Stime più accurate che mai
I ricercatori dell’UCPH sono giunti a stime più precise che mai, sia per quanto riguarda la quantità che la frequenza con cui le placche hanno cambiato velocità storicamente.
Ha cambiato improvvisamente e in modo spettacolare marcia e ha frenato due volte.
I nuovi calcoli dei ricercatori mostrano che la placca sudamericana ha improvvisamente e drammaticamente cambiato marcia e rallentato in due occasioni significative negli ultimi 15 milioni di anni. E questo potrebbe aver contribuito all’estensione dell’enorme catena.
Frenata tra i periodi
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Earth and Planetary Science Letters. È interessante notare che i due rallentamenti improvvisi si sono verificati tra periodi in cui la catena montuosa andina era sottoposta a compressione e cresceva rapidamente in altezza.
Le montagne si sono allargate
«Nei periodi precedenti ai due eventi di frenata, la placca immediatamente a ovest, la placca di Nazca, si è schiantata contro le montagne e le ha compresse, facendole diventare più alte. Questo risultato potrebbe indicare che parte della catena montuosa preesistente ha agito da freno sia per la placca di Nazca che per quella sudamericana. Rallentando, le montagne si sono allargate», spiega il primo autore e dottorando Val.
Stime di ineguagliabile precisione
Il metodo per stimare le variazioni di velocità delle placche tettoniche si basa su un precedente lavoro svolto nel 2016 dal professore associato e co-autore dello studio Giampiero Iaffaldano e Charles DeMets. La novità del metodo è che utilizza dati geologici ad alta risoluzione, che normalmente vengono utilizzati solo per calcolare il movimento delle placche l’una rispetto all’altra. In questo caso, gli stessi dati sono stati utilizzati per calcolare i cambiamenti nel movimento delle placche rispetto al pianeta stesso. Ciò consente di ottenere stime di un’accuratezza senza precedenti.