
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di aumentare nuovamente i tassi di interesse di 75 punti base, in modo che il tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento si attesti al 2%, mentre il tasso di deposito raggiungerà l’1,50% e il tasso di prestito il 2,25%.
In questo modo, il prezzo del denaro ha raggiunto il livello più alto dal gennaio 2009, quando la BCE ha iniziato un percorso di stimolo monetario che è stato brevemente interrotto nel 2011, quando ha deciso di aumentare nuovamente il prezzo del denaro per alcuni mesi.
Il Consiglio direttivo della BCE ha sottolineato che con questo terzo rialzo consecutivo dei tassi ha compiuto «notevoli progressi nell’invertire l’orientamento accomodante della politica monetaria». Nonostante ciò, l’autorità monetaria prevede di continuare ad aumentare i tassi per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%.
L’autorità monetaria ha ribadito che l’inflazione «rimane eccessivamente elevata». Inoltre, ha giustificato che la sua politica monetaria di aumento dei tassi «mira a ridurre il sostegno alla domanda e a fornire protezione contro il rischio di un persistente spostamento verso l’alto delle aspettative di inflazione».
D’altra parte, la BCE intende ricalibrare i termini e le condizioni del suo terzo programma di operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO III) per garantire che sia coerente con il processo di normalizzazione monetaria. La BCE offrirà alle banche di adeguare i tassi di interesse applicabili, in modo che a partire dal 23 novembre si applicherà il tasso di interesse medio della BCE applicabile durante il periodo. A questo proposito, offrirà alle banche nuove date per il rimborso anticipato delle somme prestate.
Inoltre, al fine di allineare la remunerazione delle riserve minime richieste dalla BCE agli istituti di credito all’attuale situazione del mercato monetario, la BCE ha fissato la remunerazione di tali riserve al tasso di deposito.
La BCE ha ricordato che il reinvestimento del capitale sul debito in scadenza acquistato nell’ambito del Pandemic Purchase Programme (PEPP) continuerà fino alla fine del 2024. Da parte sua, i reinvestimenti dal programma di attività pubbliche (APP) saranno mantenuti per un periodo di tempo «esteso» da quando la BCE ha iniziato ad alzare i tassi (luglio).
INFLAZIONE E PIL Il prodotto interno lordo (PIL) dell’area dell’euro ha registrato un aumento trimestrale dello 0,8% nel secondo trimestre del 2022, un decimo di punto percentuale in più rispetto ai tre mesi precedenti, secondo gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE.
D’altra parte, i prezzi hanno registrato un’inflazione del 9,9% a settembre, otto decimi di punto percentuale in più rispetto al mese precedente, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, segnando il livello più alto da quando esistono i registri storici.
Allo stesso modo, il tasso di inflazione di fondo su base annua nei Paesi che hanno adottato l’euro come moneta comune, che è il risultato dell’esclusione dal calcolo dell’andamento dei prezzi di energia, alimenti freschi, alcolici e tabacco, è salito di cinque decimi di punto percentuale al 4,8%.
Per quanto riguarda la disoccupazione, il tasso di agosto per l’area dell’euro, l’ultimo disponibile, è rimasto invariato al 6,6%. Nell’UE nel suo complesso, la disoccupazione si è attestata al 6,0%, lo stesso dato del mese precedente.
La prossima riunione del Consiglio direttivo dell’organismo responsabile della politica monetaria nell’area dell’euro si terrà il 15 dicembre 2022.