
Il rappresentante del Marocco presso le Nazioni Unite, Omar Hilale, ha assicurato lunedì che i prigionieri saharawi del gruppo Gdeim Izik, detenuti dal 2010, sono trattati in modo «dignitoso e rispettoso», nonostante le denunce di tortura e detenzione ingiustificata presentate al Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria.
«Beneficiano dell’assistenza sanitaria, della televisione, del telefono fisso, del diritto di studiare e di ricevere le visite dei familiari», ha dichiarato, aggiungendo che i detenuti non stanno facendo lo sciopero della fame, un’informazione che è stata trasmessa «per fare pressione sul Marocco».
In questo senso, ha ricordato che la «propaganda» dei detenuti non può oscurare «l’essenza dei loro crimini e delle vittime che hanno perso la vita». «Questi detenuti hanno commesso atti di barbarie contro la polizia marocchina. Undici persone sono state uccise e 158 ferite, alcune delle quali sono ancora invalide a vita», ha ricordato.
Un totale di 23 saharawi sono stati condannati a pene detentive che vanno dai due anni all’ergastolo per il cosiddetto caso Gdeim Izik, nome dell’accampamento di protesta allestito nel 2010 alla periferia di El Ayoun e smantellato con la forza dalle autorità marocchine.
In precedenza, all’inizio di giugno, il gruppo aveva presentato quattro denunce di tortura contro le autorità marocchine al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura di Ginevra, denunciando «atti di tortura» e «repressione politica» nei loro confronti.
Nel 2016 il Marocco è stato condannato dal Comitato per le torture subite da Naâma Asfari, difensore dei diritti umani saharawi e uno dei portavoce del campo di Gdeim Izik. Nel novembre 2021, il Marocco è stato nuovamente condannato per la tortura di altri tre detenuti saharawi.
Almeno 14 persone sono state uccise – 13 poliziotti marocchini e tre civili saharawi – durante il violento sgombero dell’accampamento di protesta allestito dai saharawi nel 2010 fuori El Aaiún, in quella che è considerata una delle prime pietre miliari della Primavera araba.
SUI BAMBINI SOLDATO D’altra parte, Hilale ha approfittato della sua apparizione per accusare l’Algeria di non aver messo in discussione le fotografie che provano «senza ambiguità» il presunto reclutamento di bambini soldato «sul proprio territorio», in riferimento ai campi saharawi di Tindouf.
«Se l’Algeria e il Polisario si ostinano a negare il reclutamento dei bambini in questi campi, non hanno che da invitare Virginia Gamba, rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, a visitare i campi a condizione che parli con questi bambini e i loro genitori faccia a faccia e senza la presenza dei separatisti», ha sottolineato.






