
I principali leader politici israeliani hanno espresso il loro voto martedì mattina nelle elezioni parlamentari che segneranno il futuro politico di un Paese segnato negli ultimi anni dall’instabilità politica, con diffusi appelli alla partecipazione e occasionali messaggi per i prevedibilmente difficili negoziati post-elettorali.
L’attuale primo ministro, Yair Lapid, ha fatto appello ai cittadini affinché votino «per il futuro del Paese», mentre esercitava il suo diritto di voto in un seggio elettorale di Tel Aviv, dopo aver visitato la tomba di suo padre, che ha anche ricoperto posizioni di responsabilità nel governo.
Anche il principale candidato alla sua successione, Benjamin Netanyahu, ha invitato gli israeliani ad andare a votare in un’elezione in cui l’affluenza potrebbe essere un fattore determinante. «È un grande privilegio, andate a votare», ha proclamato a Gerusalemme, accompagnato dalla moglie, come riferiscono i media locali.
Anche l’attuale ministro della Difesa, Benny Gantz, ha confermato le sue possibilità di diventare primo ministro, nonostante i sondaggi indichino che l’Unità Nazionale abbia ottenuto una decina di seggi. «Queste elezioni non riguardano un grande partito, ma il partito che meglio può combattere l’incitamento, la divisione», ha detto, in nome di una terza via.
Gantz potrebbe essere decisivo per il futuro politico di Israele, così come l’estrema destra Itamar Ben Gvir, che ha portato il suo Sionismo religioso al terzo posto nelle intenzioni di voto. Ben Gvir si è autoescluso dalla candidatura a primo ministro e ha invece rivendicato la sua importanza nel rendere quello di Netanyahu «un governo totalmente di destra».
Il presidente israeliano, Isaac Herzog, rimane ai margini della disputa politica e, partecipando alle elezioni, ha ribadito il «privilegio» di un processo «libero, giusto ed equo». «Senza dubbio, ogni voto è importante», ha detto, in un altro appello alla partecipazione.
Le autorità hanno allestito più di 100.000 seggi elettorali per il giorno in cui verranno assegnati i 120 seggi che compongono la Knesset (parlamento). I sondaggi non hanno previsto una chiara maggioranza per nessuno dei blocchi, quindi si prevede che i negoziati post-elettorali saranno ancora una volta fondamentali.






