
L’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) ha notato miglioramenti nel mercato del lavoro del Qatar negli ultimi anni, ma ritiene che siano ancora insufficienti per consentire ai lavoratori, ad esempio, di reclamare ampiamente i salari non pagati o di ottenere la libertà di cambiare lavoro, soprattutto quando si tratta di lavoratori stranieri.
L’OIL, che collabora con le autorità del Qatar dal 2018, ha riconosciuto che molti lavoratori migranti sono ancora ostacolati nel cambiare lavoro dalla rigida applicazione di un sistema di sponsorizzazione o «kafala» che praticamente lega il lavoratore al suo datore di lavoro, il che «crea opportunità di sfruttamento e lavoro forzato».
L’agenzia mira a garantire che «tutti i lavoratori e i dipendenti» possano beneficiare delle riforme della mobilità del lavoro nel sistema della «kafala» e si impegna a continuare a collaborare con le autorità locali in futuro e a monitorare i progressi delle riforme fortemente caldeggiate dalle organizzazioni per i diritti umani.
Il Ministero del Lavoro del Qatar ha approvato circa 350.000 cambi di lavoro in due anni, un risultato insufficiente agli occhi degli analisti internazionali, che hanno nuovamente acceso i riflettori sul Qatar in un momento chiave per l’imminente organizzazione dei Mondiali di calcio, che inizieranno questo mese.
I lavoratori stranieri, inoltre, non hanno il diritto di iscriversi ai sindacati, anche se negli ultimi anni è stata favorita la creazione di comitati di collegamento tra dipendenti e aziende, che per ora si estende a più di 70 aziende con oltre 40.000 dipendenti in totale.
Il rapporto riconosce anche i progressi nel settore dei salari grazie al salario minimo applicato dal marzo 2021, grazie al quale il 13% dei lavoratori ha potuto guadagnare di più, e all’aumento delle multe per le aziende che non pagano i propri dipendenti.
Tuttavia, il mancato pagamento rimane la principale causa di reclamo, almeno attraverso i canali ufficiali istituiti dal governo qatariota dopo anni in cui la voce dei lavoratori è stata ampiamente messa a tacere.
Dei 34.425 reclami presentati nell’ultimo anno, la maggior parte riguarda arretrati di stipendio. Due su tre sono stati risolti senza andare in tribunale e del 31% che è finito in tribunale, l’84% è stato risolto con verdetti a favore dell’attore.






