Lunedì il governo armeno ha accusato l’esercito azero di aver sparato contro «posizioni di combattimento» nella zona di confine, un incidente che si è concluso senza vittime, in seguito al cessate il fuoco raggiunto il 15 settembre dopo gli ultimi scontri.
Il Ministero della Difesa armeno ha sottolineato in un comunicato sul suo sito web che «nella notte tra il 6 e il 7 novembre, unità delle Forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi di diverso calibro sulle posizioni di combattimento armene nella parte orientale del confine».
«Non ci sono vittime da parte armena. Alle 8 del mattino (ora locale), la situazione nella zona di confine è relativamente stabile», ha dichiarato, senza che le autorità di Baku rilasciassero dichiarazioni sull’accaduto. Nelle ultime settimane, i due Paesi si sono accusati di incidenti al confine.
Il 15 settembre l’Armenia e l’Azerbaigian hanno concordato un cessate il fuoco e all’inizio di ottobre hanno deciso di impegnarsi a rispettare la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione di Alma Ata del 1991, con la quale entrambi i Paesi riconoscono l’integrità territoriale e la sovranità dell’altro. In seguito, il Primo Ministro armeno Nikol Pashinian ha sottolineato davanti al Parlamento che si aspetta la firma del trattato di pace con l’Azerbaigian entro la fine dell’anno.
Negli ultimi anni i due Paesi sono stati ai ferri corti per il controllo del Nagorno-Karabakh, un territorio a maggioranza armena che è stato al centro del conflitto da quando, nel 1988, ha deciso di separarsi dalla regione dell’Azerbaigian, integrata dall’Unione Sovietica.