
Dopo la sconfitta alle elezioni, il presidente in carica del Brasile Jair Bolsonaro dovrà affrontare le conseguenze delle indagini che sta affrontando presso la Corte Suprema, cercando allo stesso tempo di affermarsi come leader affidabile dell’ala destra in vista di possibili competizioni elettorali future.
Bolsonaro ha ben cinque cause pendenti presso la Corte Suprema, la maggior parte delle quali nelle mani del giudice Alexandre de Moraes, con il quale ha avuto un rapporto complicato fin quasi dall’inizio del mandato che sta per scadere.
Il magistrato ha incentrato la maggior parte dei procedimenti contro Bolsonaro sull’indagine delle milizie digitali, che il leader dell’estrema destra avrebbe utilizzato per diffondere voci, attacchi e disinformazione attraverso i social network contro le istituzioni democratiche ed elettorali del Paese.
La sua partecipazione ad atti considerati antidemocratici nel 2020, gli attacchi infondati alle urne elettroniche, così come la fuga di notizie su un caso di attacco informatico al Tribunale Superiore Elettorale (TSE) e la diffusione di disinformazione sui vaccini contro il coronavirus, sono tutti i casi contro Bolsonaro che De Moraes ha per le mani al momento.
In almeno due di questi casi, la Polizia federale ha affermato che Bolsonaro potrebbe aver commesso un reato quando ha diffuso disinformazione sul sistema elettorale e ha fatto trapelare un attacco informatico al TSE nel giugno 2021 attraverso un intervento sui social network.
Secondo le indagini della polizia, l’apparizione in diretta di Bolsonaro «era un evento strutturato in precedenza con l’obiettivo di difendere una teoria del complotto che i suoi divulgatori sapevano già essere poco consistente», ricorda il quotidiano ‘Folha de Sao Paulo’.
L’indagine sulle cosiddette milizie digitali trae origine da una prima indagine aperta nei confronti di Bolsonaro per la sua partecipazione alle massicce proteste che si svolsero per diversi mesi a metà del 2020 per protestare contro le restrizioni sul coronavirus, che presto sfociarono in attacchi alle istituzioni e richieste di intervento militare.
Nel frattempo, Bolsonaro si è appartato nel Palazzo Alvorada e non si è quasi fatto vedere dopo le elezioni che hanno visto la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva, al di là del suo tardivo discorso in cui riconosceva la sconfitta a modo suo e invitava i suoi sostenitori a rimuovere i blocchi stradali.
Le persone a lui vicine hanno spiegato che la sua agenda di eventi e apparizioni è vuota a causa dell’esaurimento del frenetico processo elettorale dell’ultimo mese. Così, Bolsonaro non si è visto nemmeno nei suoi discorsi del giovedì sui social network, né a chiacchierare con i sostenitori incondizionati che lo aspettano ogni giorno fuori dai cancelli del Planalto o dell’Alvorada.