
Funzionari statunitensi hanno accusato la giunta militare birmana di aver invertito «decenni di progressi democratici» nel Paese, in occasione del secondo anniversario delle elezioni generali tenutesi pochi mesi prima del colpo di Stato del febbraio 2021.
«Due anni fa, la popolazione birmana ha votato in elezioni credibili e pacifiche che hanno rappresentato la pietra miliare di decenni di progresso democratico dopo oltre mezzo secolo di regime militare», ha dichiarato il Segretario di Stato Antony Blinken in un comunicato.
Ha affermato che queste elezioni riaffermano «l’impegno del popolo birmano per la democrazia», mentre l’esercito ha deciso di «negare la volontà degli elettori». «Nel febbraio 2021 hanno compiuto un colpo di Stato che ha invertito decenni di progressi», ha avvertito.
Blinken ha anche sottolineato che le forze armate hanno condotto una «brutale campagna di violenza contro la popolazione, che ha provocato più di 2.400 vittime e 16.000 arresti». «La popolazione sta soffrendo una delle peggiori crisi umanitarie, mentre il regime limita l’accesso agli aiuti umanitari essenziali», ha aggiunto.
A questo proposito, ha avvertito che negli ultimi mesi la giunta si è impegnata in un aumento della violenza e ha «giustiziato attivisti», attaccando e uccidendo «le persone più vulnerabili della società».
Blinken ha avvertito che gli Stati Uniti «sono convinti che il regime stia pianificando di condurre elezioni fraudolente, che non possono essere libere nel contesto attuale e che porteranno solo a un aumento della violenza e a una continuazione della crisi».
«Chiediamo alla comunità internazionale di respingere queste elezioni e di impegnarsi con i leader pro-democrazia che cercano una visione più inclusiva e prospera per la Birmania», ha detto, prima di affermare che «gli Stati Uniti, insieme ad altri alleati, continueranno ad agire di fronte alle atrocità del regime».
«Continueremo a lavorare con gli alleati per garantire la giustizia e (…) continueremo a fare pressione sul regime affinché ponga fine alla violenza e rispetti la volontà del popolo e le sue richieste democratiche».
Il colpo di Stato è stato perpetrato dall’esercito proprio per annullare i risultati delle elezioni generali del novembre 2020, in cui la Lega Nazionale per la Democrazia aveva ottenuto la maggioranza parlamentare, sostenendo che ci fossero stati dei brogli, affermazione contestata dagli osservatori internazionali.
Nonostante ciò, i parlamentari della formazione hanno prestato giuramento nel corso di una cerimonia informale e hanno rieletto per un secondo mandato Aung San Suu Kyi, finora «leader de facto» del Paese. Tuttavia, sia Suu Kyi che l’allora presidente del Paese, Win Myint, rimangono in carcere.






