L’opposizione al governo boliviano ha presentato mercoledì al Parlamento boliviano una proposta di legge che prevede che il censimento nazionale della popolazione si svolga nell’ottobre 2023 e che escluda la possibilità che si tenga oltre tale data.
In particolare, la coalizione di sinistra Comunidad Ciudadana (CC) e il suo leader, l’ex presidente boliviano Carlos Mesa, hanno sottolineato «la necessità di rispondere» alle proteste portate avanti a Santa Cruz e in altre regioni del Paese che chiedono che il Censimento si tenga al più tardi l’anno prossimo, come riportato da «Página Siete».
«Lo scopo della presente legge è stabilire mercoledì 25 ottobre 2023 come data per il prossimo Censimento nazionale», recita l’unico articolo del progetto di legge che sarà presentato questo giovedì alla Camera dei Deputati boliviana.
L’ex presidente ha affermato che è urgente rispondere alla richiesta di Santa Cruz e di altre regioni del Paese di effettuare il censimento il prossimo anno.
Mesa ha criticato l’istituzione di un tavolo tecnico promosso dal governo per determinare la data del censimento. «Lo spazio per questo non è nelle riunioni di procrastinazione o nei gabinetti di parte, ma nell’Assemblea legislativa. CC presenta un progetto di legge per dare certezza al Paese», ha dichiarato l’ex presidente in un messaggio su Twitter.
Il cosiddetto «movimento civico» della Bolivia ha iniziato uno sciopero nazionale a tempo indeterminato il 22 ottobre per chiedere che il Censimento si tenga nel 2023, invece che nel 2024 come proposto dal governo boliviano, poiché questa registrazione condiziona la distribuzione degli aiuti tra le regioni del Paese.
Le proteste si concentrano nella città di Santa Cruz, dove l’opposizione al presidente boliviano Luis Arce è più forte, oltre a essere il motore economico del Paese. Una persona ha perso la vita durante le proteste.
Di conseguenza, l’attuale presidente boliviano ha deciso di convocare un comitato tecnico composto da rappresentanti di organizzazioni internazionali e comunità indigene, tra gli altri, per trovare una data per l’organizzazione di un censimento della popolazione boliviana.
Tuttavia, Arce ha denunciato che la questione del censimento, che ha dato origine alle proteste a Santa Cruz, viene usata per destabilizzare il governo e rovesciarlo.
«Questo sguardo politico sulla questione del censimento ha purtroppo generato un approccio politico, poiché non solo è stato usato come strumento per destabilizzare il governo, ma anche per rovesciarlo», ha avvertito il presidente, secondo le dichiarazioni riportate dall’ABI.