
Il presidente eletto del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva ha confermato giovedì che il suo vicepresidente, Geraldo Alckmin, non sarà ministro nel prossimo governo, durante un incontro con gli alleati politici a Brasilia. Alckmin, che era presente durante l’evento, è stato scelto da Lula per coordinare i gruppi di lavoro che discuteranno di salute, sviluppo sociale e questioni economiche durante il processo di transizione.
«Ho insistito per mettere Alckmin come coordinatore, in modo che nessuno pensasse che il coordinatore sarebbe stato un ministro. Non è in lizza per un posto da ministro perché è vicepresidente», ha dichiarato Lula, che intende definire chi guiderà i portafogli del nuovo governo alla fine del mese.
Lula era presente questo giovedì al Centro Cultural Banco do Brasil, dove ha teso la mano ai «perdenti» delle elezioni, ai quali ha promesso di poter partecipare al processo di transizione, pur sottolineando che Jair Bolsonaro deve scusarsi per le sue bugie.
«Il Presidente della Repubblica può sbagliare, ma non può mentire. Bolsonaro ha un debito nei confronti del popolo brasiliano: chiedere scusa per le bugie che ha detto durante le elezioni», ha detto Lula, che ha promesso che nel suo mandato le istituzioni saranno rispettate.
«Questa è la democrazia, uno vince e un altro perde, uno ride e un altro piange. Non chiedo di piacere a nessuno, ma di rispettare i risultati delle elezioni», ha sottolineato il presidente eletto brasiliano.
In uno dei momenti del suo discorso, Lula ha affrontato con commozione il problema della fame di cui soffrono più di 30 milioni di suoi connazionali, secondo l’Istituto nazionale sull’insicurezza alimentare, e ha sottolineato che avrà «compiuto la sua missione nella vita» se ogni brasiliano potrà mangiare tre volte al giorno.
Applaudito dai presenti dopo essersi commosso, Lula ha sottolineato che «non ha mai» pensato che, quando ha lasciato la presidenza due decenni fa, la fame sarebbe tornata in Brasile; al contrario, ha immaginato che in dieci anni il Paese avrebbe potuto essere alla pari con la Francia o l’Inghilterra, e avrebbe ottenuto più conquiste sociali.