Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto la liberazione di Abdelfatah, un importante attivista pro-democrazia che sta attuando uno sciopero della fame totale in una prigione egiziana perché ha smesso di bere acqua alla data di inizio della COP27 nella città dopo diversi mesi senza cibo.
«Gli Stati Uniti chiedono il suo rilascio, noi non abbiamo fatto nulla al riguardo», ha dichiarato venerdì il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan dopo l’incontro tra Biden e il presidente egiziano Abdelfattah al-Sisi.
Sullivan ha detto ai giornalisti sull’Air Force One in viaggio verso l’Asia che i due leader «hanno parlato a lungo della questione dei diritti umani», aggiungendo che Biden «ha dato ordine al suo team di lavorare con gli egiziani su una serie di casi specifici», tra cui questo.
«Abbiamo avuto intense consultazioni su questo caso, mentre eravamo sul posto a Sharm, e non mi dilungherò oltre perché stiamo facendo tutto il possibile per ottenere anche il suo rilascio, così come quello di altri prigionieri politici», ha detto Sullivan. Tuttavia, ha riconosciuto di non avere aggiornamenti sulle condizioni dell’attivista in questo momento.
Giovedì, la Procura generale egiziana ha dichiarato che un’équipe medica ha esaminato Abdelfatah e ha concluso che era in buona salute nonostante lo sciopero della fame. La dichiarazione è giunta poche ore dopo che la famiglia dell’attivista egiziano-britannico ha affermato che le autorità gli hanno praticato un «intervento medico» per mantenerlo in vita e ha chiesto il trasferimento in un ospedale fuori dal carcere.
Tuttavia, la Procura ha insistito sul fatto che non era necessario trasferirlo in ospedale. Gli esami hanno mostrato che la pressione sanguigna, il polso, la glicemia e la temperatura sono «entro livelli normali», secondo la dichiarazione riportata dalla DPA, che mette in dubbio il fatto che stia attuando lo sciopero della fame.
Abdelfatá, oggi 40enne, è stato condannato a dicembre a cinque anni di carcere per diffusione di notizie false, un’accusa che la sua famiglia respinge come politicamente motivata. Da allora si sono moltiplicati gli appelli internazionali affinché l’Egitto rilasci Abdelfatah, tra gli avvertimenti che la sua vita è in pericolo.
La situazione dei diritti dell’Egitto sotto il presidente Al Sisi ha generato critiche a livello internazionale in un contesto di repressione dei dissidenti.
Al Sisi è entrato in carica nel 2014, un anno dopo che l’esercito, allora da lui guidato, aveva deposto il presidente islamista Mohamed Morsi a seguito di proteste di massa contro il governo divisivo di Morsi. Da allora, migliaia di attivisti laici e islamisti sono stati arrestati.
