
Il leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaidó ha assicurato che le mosse per rilanciare i negoziati tra il governo venezuelano e l’opposizione mirano a risolvere il conflitto con un’elezione libera ed equa «come chiedono da anni», mentre l’ex presidente colombiano Iván Duque elenca cinque condizioni per evitare «un’altra trappola» di Maduro.
Entrambi i politici hanno fatto riferimento alle recenti mosse di Francia, Colombia e Argentina per favorire il dialogo tra la squadra di Maduro e la Piattaforma Unitaria del Messico.
Guaidó ha commentato che questo è uno «strumento aggiuntivo» con cui i Paesi che oggi sono in democrazia, al di là della loro tendenza ideologica, mettono l’accento sullo svolgimento di elezioni libere ed eque come soluzione al conflitto in Venezuela, in un video pubblicato sul suo profilo Twitter.
Egli ritiene inoltre che il rapporto tra i tre leader stranieri debba «contribuire» al raggiungimento di un accordo globale. E ha sostenuto che l’estensione delle sanzioni imposte al Venezuela dall’UE è dovuta al fatto che i Paesi membri sono consapevoli che si tratta di una dittatura.
La proposta di Petro, invece, prevede uno sblocco economico, l’attuazione di un’amnistia per liberare tutti i prigionieri detenuti per motivi politici e la stesura di un patto di coesistenza elettorale che preveda garanzie per tutte le forze, in modo che i cittadini abbiano la possibilità di decidere.
Al contrario, l’ex presidente colombiano Iván Duque ha criticato il fatto che se non ci sarà l’immediata liberazione dei prigionieri politici, le immediate elezioni presidenziali libere, le garanzie di una stretta osservazione internazionale, se Maduro non parteciperà alle elezioni e se non ci sarà un piano per la ricostruzione del Venezuela, il gesto finirà per essere «un’altra trappola del narco-dittatore Maduro con la complicità e l’ingenuità di altri», come ha sottolineato su Twitter.






