Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha sottolineato martedì che Mosca «non rifiuta di negoziare» la pace con l’Ucraina e ha affermato che «se qualcuno rifiuta questo percorso, è l’Ucraina», prima di respingere come «voci» le notizie secondo cui gli Stati Uniti starebbero lavorando per spianare la strada ai colloqui.
«Abbiamo ripetutamente confermato per bocca del presidente (russo) (Vladimir Putin) che non rifiutiamo di negoziare. Se c’è qualcuno che rifiuta questo percorso, è l’Ucraina», ha dichiarato Lavrov durante il suo intervento al vertice del G20 in Indonesia, dove guida la delegazione in assenza del leader russo.
Secondo l’agenzia di stampa russa TASS, Lavrov ha avvertito che «più a lungo (l’Ucraina) si rifiuta di negoziare, più difficile sarà farlo». «Per quanto riguarda le notizie secondo cui gli Stati Uniti starebbero preparando i negoziati: si tratta di voci che nascono e scompaiono continuamente allo stesso modo. Non reagiamo più a queste cose», ha affermato.
«Vogliamo vedere una prova chiara che l’Occidente sia davvero interessato a mettere [il presidente ucraino Volodymyr] Zelensky in una posizione ferma e a spiegargli che questo non può continuare, che non è nell’interesse del popolo ucraino», ha detto il ministro degli Esteri russo, come riportato dall’agenzia di stampa Interfax.
Lunedì il governo russo ha definito «inaccettabile» la richiesta di un ritiro delle truppe dall’Ucraina al fine di avviare colloqui di pace per porre fine alla guerra scatenata dall’ordine di invasione di Putin del 24 febbraio.
In risposta, il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko ha dichiarato che «la Russia non è nella posizione di dettare le sue condizioni». «La formula di pace ucraina rimane invariata. Fine immediata della guerra, ritiro di tutte le truppe russe, ripristino dell’integrità territoriale ucraina, risarcimento dei danni causati e fornitura di garanzie efficaci per la non ripetizione dell’aggressione», ha dichiarato.
L’Ucraina ha ripetutamente chiesto il ritiro delle truppe russe dai territori occupati in vista dell’inizio dei colloqui di pace, richieste che si sono intensificate alla luce dei progressi militari compiuti dall’esercito ucraino nelle ultime settimane, soprattutto nelle regioni di Kharkov e Kherson.