
Martedì 22 novembre il Parlamento europeo celebrerà il suo 70° anniversario dalla prima sessione dell’Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio nel 1952, che ha segnato il punto di partenza dell’attuale Parlamento europeo, e lo farà in un contesto di record di rappresentanza femminile – più di un terzo dei seggi – e alla vigilia di una riforma elettorale per introdurre una lista paneuropea.
La sessione plenaria di martedì a Strasburgo (Francia) si aprirà con una dichiarazione di Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, seguita dagli interventi dei Primi Ministri dei tre Paesi che ospitano le sedi del Parlamento europeo: il belga Alexander de Croo, la francese Élisabeth Borne e il lussemburghese Xavier Bettel.
I tre leader si rivolgeranno a quello che è l’unico parlamento transnazionale, multilingue, multipartitico e ad elezione diretta del mondo che, appunto, vuole aggiornare le modalità di nomina dei suoi rappresentanti per introdurre, come novità, una circoscrizione unica per tutta l’Unione Europea (UE) di 28 eurodeputati per i quali i cittadini potranno votare insieme a una lista nazionale, e non si sa ancora se arriverà in tempo per le prossime elezioni europee del 2024.
Con il tema «70 anni di democrazia in azione», il Parlamento ripercorrerà alcune delle tappe più importanti della sua storia, dalla prima assemblea del 1952, all’acquisizione dei poteri di bilancio nel 1973, fino alla gestione della pandemia di Covid-19 e all’affrontare una nuova guerra nel continente dopo l’attacco della Russia all’Ucraina del 24 febbraio.
Poco più di un mese prima, gli eurodeputati avevano nominato la terza donna Presidente del Parlamento europeo, la più giovane della sua storia e la prima maltese a ricoprire la carica, Roberta Metsola, che succede al defunto David Sassoli. Lo ha fatto 22 anni dopo Nicole Fontaine e 42 anni dopo che Simone Veil è diventata non solo la prima donna Presidente del Parlamento europeo, ma anche la prima a essere eletta a suffragio universale nel 1979.
Da allora, si è assistito anche a un’evoluzione della percentuale di seggi occupati da donne, che è passata dal 15,2% della prima legislatura al massimo storico del 39,3% di quella attuale, secondo i dati del Parlamento al 31 gennaio 2022.
In questi sette decenni, il Parlamento è passato dai 78 rappresentanti nazionali del 1952 ai 705 rappresentanti eletti direttamente di oggi, rispetto ai 751 prima del ritiro del Regno Unito il 31 gennaio 2020, primo e unico Paese a lasciare l’UE nonostante l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher sia stato il primo leader dell’UE a lasciare nel 1981.
Sette anni dopo questo evento, nel 1988, l’ex presidente sudafricano Nelson Mandela, vincitore del primo Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento, si è rivolto agli eurodeputati.
PRESIDENTI E PRESIDENTI Dal 1979 gli eurodeputati hanno eletto un totale di 17 presidenti di nove nazionalità. La Germania ha avuto la rappresentanza più numerosa, con quattro presidenti, tra cui Martin Schulz, l’unico nella storia del Parlamento a ricoprire un mandato di cinque anni, la durata di un’intera legislatura.
La Germania è seguita dalla Francia, con tre presidenze, le stesse detenute dagli spagnoli Enrique Barón Crespo, José María Gil Robles e Josep Borrell Fontelles, attuale Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Inoltre, ci sono state due presidenze italiane, una olandese, una inglese, una irlandese, una polacca e quella attuale, Metsola, che rappresenta Malta.
Secondo i dati sulla popolazione di ogni Stato membro, i tedeschi sono in testa anche nella rappresentanza parlamentare con 96 eurodeputati, seguiti da 79 francesi e 76 italiani. Al quarto posto ci sono gli spagnoli con 59 seggi. All’altra estremità dello spettro, Malta, Lussemburgo e Cipro hanno sei eurodeputati ciascuno. L’età media dei rappresentanti è di 52 anni – la maggior parte ha un’età compresa tra i 41 e i 60 anni – mentre le medie nazionali vanno dai 46 ai 63 anni.
In termini di partiti politici, il Partito Popolare Europeo ha lo scranno più grande con il 25,1% della rappresentanza, seguito dai Socialisti e Democratici (20,6%), da Rinnovamento Liberale Europa (14,3%), dai Verdi (10,4%), da Identità e Democrazia (9,2%), dai Conservatori e Riformisti Europei (9,1%), dalla Sinistra (5,5%) e dai Non iscritti (5,8%).
Tuttavia, questa pluralità ha lasciato spazio all’unità del Parlamento europeo che, a 70 anni dalla sua creazione, si vanta, secondo il motto del suo anniversario, di essere progredito «per essere più forte che mai in tempi difficili».