
Il ministro degli Esteri finlandese Peeka Haavisto ritiene che l’attentato della scorsa settimana a Istanbul, che il governo turco ha attribuito a gruppi armati curdi, avrà un impatto negativo sui negoziati di adesione tra Finlandia e Svezia, dove vivono molti membri della comunità curda – negoziati sui quali Ankara esercita un’influenza come Stato membro.
Ankara si era inizialmente opposta all’ingresso di entrambi i Paesi, accusandoli di rimanere passivi in presenza di individui sospettati, secondo Ankara, di appartenere a organizzazioni come il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), accusato dell’attentato di Istanbul e che la Turchia descrive come un’organizzazione terroristica. Il PKK ha negato ogni coinvolgimento e condannato l’attacco.
Ora, l’attacco di domenica sul viale Istiklal, che ha provocato almeno sei morti e 81 feriti, dimostra per il ministro che la Turchia vuole sollevare queste preoccupazioni sul terrorismo e questo dimostra in un certo senso che si tratta di un problema anche all’interno del Paese».
«È una questione che la Turchia sta sollevando e che ha tutto il diritto di sollevare», ha detto il ministro.
La nuova operazione militare turca, iniziata domenica contro i gruppi curdi nel nord della Siria e dell’Iraq come rappresaglia per l’attacco, arriva mentre la Turchia continua a insistere sulla piena cooperazione di Svezia e Finlandia nella lotta al PKK e ai militanti curdi in Siria e nell’espulsione dei «terroristi» prima di approvare le sue richieste di adesione alla NATO.
Haavisto, tuttavia, è stato riluttante a mettere insieme Finlandia e Svezia perché in quest’ultimo Paese «c’è una minoranza curda molto più numerosa» che proviene «dalla Turchia e da altri Paesi della regione e, in questo senso, è politicamente più visibile», ha spiegato durante un forum sulla sicurezza a Manama, in Bahrain.
Un accordo raggiunto in occasione del vertice NATO di giugno ha permesso di portare avanti il processo di adesione dei due Paesi e da allora 28 dei 30 alleati hanno ratificato la loro adesione, mentre Turchia e Ungheria sono rimaste indietro.
«Naturalmente, dipende dai Paesi membri che non hanno ratificato in quale ordine lo faranno e quali sono le conseguenze», ha spiegato Haavisto, «e ci aspettiamo che sia la Turchia che l’Ungheria ratifichino entrambi i Paesi allo stesso tempo», secondo i suoi commenti, come riportato da Bloomberg.