
Mohamed Said Badaoui, il leader islamico residente a Reus (Tarragona) espulso dalla Spagna che la Polizia nazionale accusa di essere un pericolo per la sicurezza nazionale per aver partecipato ad attività «pro-jihadiste», ha pubblicato un video sui suoi social network insieme ad Amarouch Azbir, un altro attivista anch’egli espulso, fuori da un commissariato di Casablanca, in Marocco.
«Siamo qui in Marocco, a Casablanca, abbiamo appena lasciato la stazione di polizia. Il trattamento della polizia marocchina è stato esemplare, cordiale, hanno fatto il lavoro che dovevano fare a causa delle ingiuste denunce della Polizia Nazionale contro di noi», dice Said Badaoui, che appare accanto ad Azbir.
Nel video spiega come venerdì notte la Polizia Nazionale sia venuta a prenderli al centro per stranieri di Barcellona e li abbia portati a Madrid in auto, dove sono arrivati intorno alle 5 del mattino. «Un aereo aspettava solo noi due, quindi potete vedere cosa hanno fatto per fare del loro meglio per espellerci dalla Spagna», aggiunge Badaoui.
Mohamed Said è stato arrestato il 19 ottobre e, durante la sua permanenza in un CIE, ha ricevuto visite da ONG e associazioni per i diritti umani.
ERC, CUP, Junts e Unidas Podemos-En Comú Podem hanno denunciato dopo il suo arresto che Mohamed Said è vittima di «repressione politica attraverso la legge sugli stranieri». Pertanto, hanno esortato la Generalitat della Catalogna ad «attivare tutti gli strumenti amministrativi, legali e diplomatici per garantire i suoi diritti».
Tuttavia, giovedì scorso, 20 ottobre, la Camera Amministrativa del Tribunale Nazionale (AN) ha rifiutato di sospendere l’espulsione di Mohamed Said, che la polizia descrive come «uno dei principali riferimenti in Spagna del salafismo più ortodosso», responsabile dell'»aumento del radicalismo nella regione di Tarragona a causa del suo discorso».
La decisione del Tribunale nazionale ha riguardato anche Amarouch Azbir, arrestato con la stessa motivazione di pericolo per la sicurezza nazionale, in quanto i magistrati hanno respinto le misure cautelari richieste da Said e Azbir nei ricorsi presentati da entrambi contro la risoluzione emessa il 14 settembre dal Segretario di Stato per la Sicurezza del Ministero dell’Interno. In questa decisione è stata decisa la loro espulsione dal territorio nazionale e il divieto di ritorno per dieci anni.
Nel caso di Said, la Camera ha ricordato che la decisione degli Interni si basava su una denuncia del Commissariato generale per l’informazione, che metteva in guardia dal «suo radicalismo ideologico», menzionando specificamente «l’indottrinamento» nella sua comunità attraverso la diffusione di «postulati pro-jihadisti». Nell’ordinanza si legge che è stato trasferito da Reus a Madrid «per essere espulso domani», in riferimento a venerdì 21 ottobre.
Così, la polizia lo definisce «uno dei principali referenti in Spagna del salafismo più ortodosso, che predica, con un’influenza tale che, dal suo arrivo, c’è stato un aumento del radicalismo nella regione di Tarragona a causa del suo discorso». Il documento avverte inoltre che ha «legami con individui radicali legati al terrorismo».
Nel documento si precisa che Said si è dedicato «per anni» ad «attività di proselitismo e reclutamento, soprattutto nei confronti dei gruppi più vulnerabili e manipolabili, prestando particolare attenzione ai minori, in particolare a quelli non accompagnati, soprattutto di origine marocchina, indottrinandoli al salafismo più radicale». Si dice anche che sia stato coinvolto nella promozione del «vittimismo e dell’occidentalismo».
La Camera ritiene che, nel caso specifico, gli interessi di «natura generale» debbano prevalere su quelli di natura personale, in quanto il deputato è accusato di «un reato molto grave ai sensi dell’articolo 54.1.a) della Legge Organica 4/2000, dell’11 gennaio, che qualifica come tale la partecipazione ad attività contrarie alla sicurezza nazionale o che potrebbero danneggiare le relazioni della Spagna con altri Paesi».
I magistrati sottolineano che il rigetto delle misure cautelari non impedisce ai ricorsi di proseguire il loro iter presso l’Audiencia Nacional. Per la Camera, la loro eventuale espulsione non causerà un danno irreparabile, anche se sarà «difficile da riparare», dato che se la Giustizia darà definitivamente ragione a Said e Azbir «non c’è alcun ostacolo al loro ritorno nel nostro Paese e, se del caso, alla riparazione del danno causato».