
I giocatori della nazionale di calcio iraniana non hanno cantato l’inno prima dell’inizio della loro prima partita ai Mondiali di calcio in Qatar, in un gesto interpretato come un segno di sostegno alle proteste che hanno scosso la Repubblica islamica dalla morte della giovane Mahsa Amini.
La televisione iraniana ha interrotto la trasmissione dopo aver notato il silenzio dei giocatori, secondo l’agenzia di stampa DPA, che ha anche confermato che alcuni tifosi hanno fischiato l’inno all’interno dello stadio stesso. Tra la folla dello stadio internazionale Jalifa c’erano persone con l’emblema «Donne, vita e libertà» sui vestiti.
Domenica, il capitano della nazionale iraniana Ehsan Hajsafi aveva già chiesto riforme in Iran e aveva espresso le sue condoglianze alle famiglie delle persone uccise nelle proteste – più di 400, secondo le organizzazioni per i diritti umani.
La Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha esortato gli atleti a non «mancare di rispetto» al Paese nelle loro partecipazioni all’estero, consapevole dell’importanza dei messaggi provenienti da un’area particolarmente seguita all’interno dei confini iraniani.
In effetti, la nazionale era stata criticata per aver posato con il presidente Ebrahim Raisi il 14 novembre scorso, cosa che è stata vista come un allineamento con il governo in un momento in cui migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la morte di Amini, arrestata per aver indossato il velo in modo scorretto, e per chiedere progresso sociale.






