Il governo svizzero ha annunciato mercoledì l’adesione all’ottavo pacchetto di sanzioni dell’UE contro la Russia, intervenendo ancora una volta in risposta alla guerra in Ucraina e rompendo la sua storica neutralità.
Bruxelles ha annunciato un nuovo ciclo di sanzioni all’inizio di ottobre e un mese e mezzo dopo Berna le ha accettate, pur modificando alcuni degli allegati per sanzionare, tra l’altro, una trentina di individui ed entità per conto proprio.
Le misure annunciate dall’UE mirano a introdurre tetti di prezzo sul petrolio e sui prodotti petroliferi russi, nonché restrizioni su «altri prodotti siderurgici, beni aerospaziali e beni di importanza economica per la Russia».
«Le misure comprendono anche il divieto (…) di sedere nei consigli di amministrazione di alcune società statali russe. Così facendo, tuttavia, la Svizzera assicura che l’accesso al diritto svizzero sia preservato e che lo Stato di diritto sia pienamente garantito», ha dichiarato il governo svizzero in un comunicato.
Il Consiglio federale svizzero, che alcuni mesi fa aveva dichiarato di essere impegnato a porre fine alla crisi alimentare ed energetica, ha ora deciso di consentire l’acquisto di alcuni fertilizzanti, a condizione che siano destinati a un Paese terzo.
Sebbene la Svizzera sia storicamente nota per la sua neutralità nei conflitti internazionali, ha abbandonato questa posizione per applicare sanzioni contro la Russia come punizione per la sua invasione della vicina Ucraina, iniziata nove mesi fa.