La Corte Suprema dell’India ha accettato di prendere in considerazione una petizione per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutto il Paese, sfruttando la legge sul matrimonio interreligioso, la dichiarazione della privacy come diritto fondamentale e la depenalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso nel 2018.
Tutte queste leggi sono state evocate da una coppia omosessuale per sollevare il loro caso davanti alla Corte Suprema del Paese, i cui giudici, ricordano i firmatari, hanno già espresso in più di un’occasione che i membri della comunità LGBTQ+ hanno gli stessi diritti fondamentali e costituzionali degli altri cittadini.
Tuttavia, il quadro giuridico che regola l’istituzione del matrimonio in India non consente il matrimonio di membri della comunità LGBTQ+, in quella che i firmatari considerano una violazione della Costituzione nazionale.
I due firmatari della petizione sono una coppia da 17 anni e stanno crescendo due figli insieme, ma l’impossibilità di legalizzare la loro relazione nel matrimonio li ha resi incapaci di mantenere qualsiasi tipo di rapporto legale con i loro figli, riporta NDTV.
Il Presidente della Corte Suprema D.Y. Chandrachud, noto per la sua apertura nei confronti della comunità LGBTQ+, ha finora concesso al governo indiano quattro settimane per prendere una posizione ufficiale sulla petizione prima di procedere ulteriormente.
Il governo del primo ministro Narendra Modi si è già opposto al riconoscimento legale del matrimonio omosessuale ai sensi della legge sul matrimonio indù in un caso separato. Secondo gli avvocati del governo, l’autorizzazione ai matrimoni omosessuali andrebbe contro i valori culturali della società indiana.
Nel 2018, tuttavia, il governo ha evitato di pronunciarsi sulla depenalizzazione dei rapporti sessuali e ha lasciato la decisione alla Corte Suprema, che si è dimostrata sempre più ricettiva nei confronti di questi casi.
All’inizio di quest’anno, ad esempio, un gruppo di giudici, tra cui Chandrachud, ha stabilito che le famiglie non tradizionali hanno diritto alla protezione. La sentenza, pur non essendo specificamente rivolta alla comunità LGBTQ, ha creato uno spazio per questi nuclei familiari per ricevere i benefici previsti dalla legislazione sull’assistenza sociale.