L’ex presidente boliviano Evo Morales (2006-2019) ha lamentato il fatto che le autorità peruviane stiano «seguendo le orme» del «governo de facto» della Bolivia, presieduto da Jeanine Áñez, che ha guidato il Paese quando si è dimesso su pressione dell’opposizione e di parte delle Forze armate per possibili irregolarità.
Morales ha denunciato sui suoi social network che il nuovo governo peruviano ha preso esempio da quello boliviano che, oltre a «massacrare» la popolazione, «ha attaccato Paesi amici per aver difeso la democrazia».
Infine, l’ex presidente ha concluso il suo post su Twitter con uno slogan chiaro ma conciso: «La repressione incoraggia la ribellione».
Il Perù è stato teatro di instabilità politica sin dall’inizio del mandato dell’ex presidente Pedro Castillo, che è stato infine rimosso dall’incarico e arrestato all’inizio del mese dopo aver annunciato lo scioglimento del Parlamento e l’attuazione di un governo di emergenza.
Questa decisione non ha raccolto alcun consenso, tanto che il presidente è stato arrestato dalla Procura e accusato dalle autorità peruviane di aver tentato una sorta di «colpo di Stato». La popolazione è scesa in piazza per protestare contro l’arresto dell’ex presidente e la risposta delle autorità ha già provocato più di venti vittime.
Morales ha quindi paragonato la situazione in Perù a quanto accaduto in Bolivia alla fine del 2019, quando fu costretto a lasciare l’incarico a causa delle pressioni dell’opposizione e di parte delle Forze Armate, che non riconobbero i risultati delle elezioni dopo che l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) rilevò possibili irregolarità.
Le sue dimissioni hanno spianato la strada ad Áñez per l’ascesa alla presidenza del Paese, che ha portato a massicce proteste nella nazione sudamericana che sono state anche pesantemente represse dalle forze di sicurezza.
Fonte: (EUROPA PRESS)