Il gruppo ribelle Movimento del 23 marzo (M23) si è ritirato martedì dalla città di Nyamilima, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (RDC), quasi dieci giorni dopo aver preso d’assalto la città, secondo i media locali.
Fonti citate dal portale congolese Actualité hanno indicato che il ritiro è iniziato domenica, dopodiché i membri dei gruppi armati filogovernativi e i «caschi blu» della MONUSCO hanno potuto entrare in città lunedì.
Il leader dell’ala politica dell’M23, Bertrand Bisimwa, ha sottolineato sul suo account Twitter che «di tutte le parti coinvolte nel comunicato di Luanda, l’M23 è l’unico ad attuare le raccomandazioni fatte, mentre le altre parti stanno agendo con fermezza e ufficialmente in contrasto con i loro obblighi».
Al vertice di Luanda hanno partecipato i presidenti della RDC e del Ruanda, rispettivamente Félix Tshisekedi e Paul Kagame, ed è stato concordato un cessate il fuoco e un processo per il ritiro dei ribelli. Kinshasa accusa Kigali di sostenere il gruppo, cosa che le autorità ruandesi negano.
Dal novembre 2021, l’M23 è accusato di aver compiuto attacchi contro le postazioni dell’esercito nel Nord Kivu, nonostante le autorità congolesi e l’M23 abbiano firmato un accordo di pace nel dicembre 2013, dopo i combattimenti del 2012 con l’esercito, sostenuto dalle truppe delle Nazioni Unite.
La situazione ha portato a una recrudescenza delle tensioni tra la RDC e il Ruanda. In un recente rapporto, gli esperti delle Nazioni Unite hanno dichiarato che le autorità ruandesi mantengono un «intervento diretto» nel Paese africano attraverso il loro sostegno al gruppo.
Fonte: (EUROPA PRESS)