L’organizzazione Forze per la Libertà e il Cambiamento, protagonista delle proteste che hanno portato alla caduta del dittatore Omar al-Bashir nel 2019, ha rifiutato l’offerta dell’Egitto di partecipare a un forum di dialogo per risolvere la crisi politica del Paese, ora nelle mani dei militari.
Secondo una dichiarazione del suo comitato centrale riportata da Radio Dabanga, l’FLC considera il forum, il cui inizio è previsto per il 1° febbraio, come uno strumento nelle mani di «gruppi controrivoluzionari associati al defunto regime di al-Bashir» e non in linea con la tabella di marcia delineata nel controverso «accordo quadro» annunciato dalla leadership militare nel dicembre dello scorso anno.
«Il suo intento è quello di minare gli sforzi della società sudanese per tornare alla democrazia civile», aggiunge l’organizzazione, che nelle ultime settimane si è profondamente frammentata per l’offerta dell’Egitto, che potrebbe assumere il ruolo di mediatore internazionale.
L’FLC si unisce al rifiuto del partito Ba’ath sudanese – affiliato nazionale del partito socialista arabo – che sostiene di non aver ricevuto l’invito all’incontro, e del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza, guidato da Jibril Ibrahim.
Tutti questi gruppi avevano firmato il cosiddetto «accordo quadro» proposto dal leader golpista Abdelfattah al-Burhan, un patto che ha causato profonde divisioni tra le forze pro-democrazia del Paese.
Nell’ottobre 2021, al-Bashir è stato il leader di un nuovo colpo di Stato che ha rovesciato il primo ministro di transizione, Abdullah Hamdok, nominato in seguito a un accordo tra la precedente giunta militare, emersa dopo la caduta di al-Bashir, e varie organizzazioni civili e gruppi politici di opposizione.
Fonte: (EUROPA PRESS)