Secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), gli atti di violenza armata contro le scuole e altre istituzioni educative ad Haiti sono aumentati di nove volte in un solo anno, a ulteriore riprova dell’insicurezza del Paese dopo il susseguirsi di emergenze politiche, umanitarie e criminali che lo hanno afflitto negli ultimi mesi.
I gruppi umanitari che collaborano con l’agenzia delle Nazioni Unite hanno identificato almeno 72 attacchi dall’ottobre 2021 alla prima settimana di febbraio, di cui 13 da parte di gruppi armati, che hanno causato la morte di almeno uno studente e il rapimento di almeno due operatori umanitari.
Solo nei primi sei giorni di questo mese, infatti, circa 30 scuole sono state chiuse a causa della violenza urbana nel Paese e dell’incapacità delle forze dell’ordine di proteggere le strutture – almeno 15 agenti di polizia sono stati uccisi dalle gang solo nelle prime due settimane di gennaio. Uno su quattro è stato chiuso dall’ottobre dello scorso anno.
Questi atti di violenza sono per lo più opera di bande che operano a Port-au-Prince, la capitale, controllata al 60% da gruppi armati, secondo le Nazioni Unite, i cui membri l’UNICEF accusa di saccheggi indiscriminati nelle scuole.
I membri della banda, lamenta l’agenzia delle Nazioni Unite, non solo sottraggono materiale didattico come banchi, sedie e lavagne, ma rubano anche computer e fotocopiatrici utilizzati dall’amministrazione delle scuole, i pannelli solari che forniscono energia alle scuole e persino generi alimentari essenziali forniti dalle cucine, come sacchi di riso o di mais, «vitali per le esigenze nutrizionali dei bambini di Haiti».
Di conseguenza, i bambini di Haiti hanno perso un giorno e mezzo di scuola per ogni settimana di gennaio. Di questo passo, alla fine dell’anno scolastico, a fine giugno, ogni studente avrà perso 36 giorni di scuola, per non parlare del fatto che quando frequentano la scuola, lo fanno in un ambiente di estrema violenza che rende impossibile il regolare svolgimento delle attività scolastiche.
«Un bambino che non va a scuola è un bambino esposto al reclutamento da parte dei gruppi armati», lamenta il responsabile dell’UNICEF per il Paese, Bruno Maes, prima di avvertire che le scuole del Paese hanno perso lo status di «zona protetta» di cui godevano in passato per diventare, da qualche tempo a questa parte, un altro bersaglio delle bande.
Fonte: (EUROPA PRESS)