Venerdì le autorità turche hanno portato a più di 18.300 il bilancio delle vittime dei terremoti di lunedì nel sud del Paese, vicino al confine con la Siria, dove sono morte anche quasi 3.300 persone, secondo gli ultimi dati.
L’Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD), che fa capo al ministero degli Interni turco, ha dichiarato che finora sono stati confermati 18.323 morti, prima di aggiungere che il numero di feriti è ora di 74.242, secondo l’agenzia di stampa statale Anatolia.
Nelle prime ore del mattino, i servizi di emergenza hanno continuato a salvare le persone da sotto le macerie quasi 100 ore dopo il terremoto, un compito sempre più difficile dato che il tempo standard in cui un essere umano può rimanere senza cibo e acqua in questi disastri è di 72 ore.
Mentre il lavoro dei servizi di emergenza continua, le autorità turche hanno promesso di dare un giro di vite contro l’edilizia residenziale negligente, poiché si sospetta che la cattiva costruzione abbia giocato un ruolo nell’alto numero di morti.
Nel frattempo, i terremoti hanno provocato quasi 3.292 morti e 5.200 feriti in Siria, di cui 1.262 morti e 2.285 feriti nelle zone controllate dal governo, secondo il Ministero della Salute, che da giorni non aggiorna il bilancio delle vittime.
Oltre ai dati del governo siriano, più di 2.030 persone sono state uccise e 2.950 ferite nelle aree controllate dai ribelli nelle province nord-occidentali di Idlib e Aleppo, ha dichiarato la Difesa civile siriana, nota come «Caschi bianchi», sul suo account Twitter, che sta continuando le operazioni di ricerca e soccorso nel quinto giorno dopo i terremoti.
In risposta, le Nazioni Unite hanno già inviato un primo convoglio di aiuti umanitari in Siria attraverso il valico di frontiera di Bab al Hawa, nel nord-ovest del Paese. Tra questi, fino a sei camion con forniture di soccorso e capannoni, ma Guterres ha sottolineato che «altri aiuti sono in arrivo».
Fonte: (EUROPA PRESS)