
Il governo peruviano ha annunciato una proroga di 30 giorni dello stato di emergenza nella capitale Lima e in altre parti del Paese, a fronte delle proteste in corso da oltre due mesi contro la presidente Dina Boluarte e per chiedere la convocazione di nuove elezioni.
Il decreto presidenziale, pubblicato sul quotidiano ufficiale «El Peruano», afferma che è stato deciso di «estendere lo stato di emergenza per un periodo di trenta (30) giorni di calendario, a partire dal 14 febbraio 2023, dichiarato nel dipartimento di Lima, nella provincia costituzionale del Callao e sulle seguenti strade della rete stradale nazionale: Autostrada Panamericana Sud, Autostrada Panamericana Nord, Autostrada Centrale, Corridoio stradale meridionale Apurímac-Cusco-Arequipa e Corridoio stradale inter-oceanico meridionale».
«La Polizia nazionale peruviana mantiene il controllo dell’ordine interno, con l’appoggio delle Forze armate», si legge nel documento, prima di sottolineare che durante questo periodo i diritti costituzionali «relativi all’inviolabilità del domicilio, alla libertà di transito nel territorio nazionale, alla libertà di riunione e alla libertà e sicurezza personale» sono limitati o sospesi, in linea con i termini stabiliti in vari articoli della Costituzione peruviana.
D’altra parte, ha specificato che l’intervento della Polizia e delle Forze Armate «si svolge in conformità» con le disposizioni dei decreti che «regolano l’uso della forza» e «stabiliscono le regole di impiego e uso della forza» da parte di entrambi i corpi.
«L’attuazione delle azioni previste dal presente decreto supremo è finanziata dal bilancio istituzionale assegnato alle agenzie coinvolte e dalle risorse aggiuntive autorizzate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze», ha dichiarato.
Il decreto è stato pubblicato poche ore dopo che il ministro dell’Economia peruviano, Álex Contreras, aveva assicurato che «il peggio è passato» delle proteste. «Il peggio è passato, stiamo assistendo a una ripresa dell’economia», ha dichiarato in un’intervista a Latina Televisión. «Si vedono i dati sui conflitti, i dati sulle strade bloccate, e queste sono le prove», ha sottolineato.
Dall’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo all’inizio di dicembre, dopo aver tentato di chiudere il Congresso, si sono svolte numerose proteste in tutto il Paese, con quasi cinquanta morti a causa della repressione delle manifestazioni. Tra accuse infondate di terrorismo, i manifestanti chiedono la partenza di Boluarte, la chiusura del Congresso, elezioni anticipate, un processo costituente per riformare la Magna Charta e la liberazione di Castillo.
Finora il Congresso non è riuscito a concordare una data per le elezioni anticipate. Boluarte, che sarebbe felice di andare alle urne nella seconda metà del 2023, ha insistentemente escluso le dimissioni, che secondo lui non aiuterebbero a risolvere la crisi.
Fonte: (EUROPA PRESS)