Un tribunale indiano ha respinto mercoledì una petizione presentata dal leader dell’opposizione Rahul Gandhi per chiedere la sospensione della sua condanna per diffamazione, in base alla quale è stato condannato a due anni di carcere ed espulso dal Parlamento.
Un tribunale del Gujarat, nel nord-ovest dell’India, ha deciso di non sospendere la sentenza, il che significa che Gandhi, leader del Partito del Congresso, non potrà riottenere il suo seggio mentre il processo di appello procede, riporta NDTV. Per ora rimane in libertà vigilata, in attesa della conclusione del processo di appello.
Il nipote di Indira Gandhi è stato condannato a marzo per un discorso pronunciato nel 2019 contro il primo ministro Narendra Modi. In particolare, ha affermato che «tutti i ladri hanno il cognome Modi», che è stato percepito come un attacco diretto al primo ministro.
La legge indiana impedisce a chiunque sia stato condannato ad almeno due anni di carcere di concorrere alle elezioni per un periodo di sei anni, il che ha frenato la presunta ascesa politica di Gandhi che ha cercato di aumentare le possibilità del suo partito contro il Bharatiya Janata Party di Modi. Per l’opposizione, si tratta di una condanna politicamente motivata.
Fonte: (EUROPA PRESS)