Le forze del generale libico Khalifa Haftar, allineate con le autorità parallele nell’est del Paese, hanno negato il sostegno alle forze paramilitari di supporto rapido (RSF) nel conflitto con l’esercito sudanese, scoppiato sabato e che ha causato almeno 270 morti.
Il portavoce dell’Esercito nazionale libico (LNA), Ahmed al-Mismari, ha dichiarato in un messaggio di «respingere categoricamente le notizie diffuse da alcuni media a pagamento secondo cui l’LNA starebbe sostenendo una parte contro l’altra», prima di invocare «unità, stabilità e coesione» in Sudan, secondo quanto riportato dal portale di notizie Alsaa24.
Il Comando generale delle Forze armate sottolinea l’importanza di una cessazione immediata delle ostilità», ha dichiarato, indicando che le forze di Haftar sono in «contatto urgente» con le parti. Siamo pronti a svolgere un ruolo di mediazione con i nostri fratelli sudanesi per fermare immediatamente i combattimenti e aprire la strada al dialogo», ha dichiarato.
Le osservazioni di Al Mismari sono arrivate dopo che il quotidiano statunitense «The Wall Street Journal» ha riferito che Haftar ha inviato almeno un aereo con rifornimenti militari alla Rsf e ha sottolineato che l’Egitto sta sostenendo l’esercito sudanese, cosa che è stata respinta anche dal presidente egiziano, Abdelfatà al Sisi.
Martedì l’esercito e l’RSF hanno concordato un cessate il fuoco umanitario di 24 ore, che però non è entrato in vigore a causa dei continui combattimenti, che hanno portato a uno scambio di accuse sulle responsabilità dell’accaduto. Mercoledì le parti hanno concordato nuovamente un cessate il fuoco che rimarrà in vigore fino alle 18:00 di giovedì, anche se i combattimenti sono continuati.
Le ostilità sono scoppiate sabato in seguito alle crescenti tensioni sulla riforma dell’apparato di sicurezza e sull’integrazione della forza paramilitare – guidata da Mohamed Hamdan Dagalo, alias «Hemedti», che è anche vicepresidente del Consiglio sovrano di transizione – nelle forze armate, una parte fondamentale dell’accordo firmato a dicembre per formare un nuovo governo civile e rilanciare la transizione.
I colloqui sono iniziati con la mediazione internazionale dopo che il capo dell’esercito e presidente del Consiglio sovrano di transizione Abdelfattah al-Burhan ha guidato un colpo di Stato nell’ottobre 2021 che ha spodestato l’allora primo ministro di unità, Abdullah Hamdok, nominato a seguito di contatti civili-militari dopo la rivolta dell’aprile 2019 che ha posto fine a 30 anni di governo di Omar Hassan al-Bashir.
Fonte: (EUROPA PRESS)