Le autorità saudite hanno affermato che l’ufficio dell’addetto culturale saudita in Sudan è stato oggetto di un’incursione martedì scorso da parte di «un gruppo armato» e hanno sostenuto che parte del materiale è stato rubato, nel contesto degli scontri scoppiati il 15 aprile tra l’esercito sudanese e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF).
Il ministero degli Esteri saudita ha dichiarato in una dichiarazione sul suo account Twitter che gli assalitori hanno danneggiato «attrezzature e telecamere» e rubato «alcuni beni» negli uffici, oltre a disabilitare i loro server.
Ha sottolineato che Riyadh condanna »con la massima fermezza» l’incidente avvenuto in questo edificio della capitale sudanese, Khartoum, e ha invitato le parti a »rispettare la sacralità delle missioni diplomatiche». I responsabili devono essere puniti».
Il Ministero rinnova l’appello del Regno affinché si ponga fine all’escalation militare tra le parti in conflitto, si ponga fine alla violenza e si garantisca la necessaria protezione dei diplomatici sudanesi, dei residenti e dei civili».
Il capo delle Forze armate sudanesi e presidente del Consiglio sovrano di transizione, Abdelfatá al Burhan, e il leader dell’Rsf, Mohamed Hamdan Dagalo, alias «Hemedti», hanno dato il loro accordo di principio domenica per stabilire una tregua tra il 4 e l’11 maggio, ha annunciato il Sud Sudan.
L’esercito e l’Rsf hanno anche concordato di nominare delegazioni per avviare colloqui su un accordo per porre fine alle ostilità, che sono scoppiate tra le crescenti tensioni sull’integrazione dell’Rsf nelle forze armate, una parte fondamentale dell’accordo firmato a dicembre per formare un nuovo governo civile e rilanciare la transizione.
Fonte: (EUROPA PRESS)