Il ministro degli Esteri boliviano, Rogelio Mayta, guiderà la delegazione che giovedì 1° dicembre si recherà alla Corte internazionale di giustizia (CIG) dell’Aia, nei Paesi Bassi, per la risoluzione dello status delle acque del fiume Silala, che sta contrapponendo Cile e Bolivia.
«Una delegazione del nostro Ministero degli Affari Esteri si recherà a seguire e scoprire cosa stabilirà la Corte», ha dichiarato lunedì il Ministro della Presidenza boliviano, María Nela Prada, confermando che sarà Mayta a guidarla, secondo quanto riportato dal quotidiano «El Deber».
Prada ha sottolineato che la Bolivia è «in attesa» della risoluzione della controversia. «Una volta che (la sentenza) sarà nota, comunicheremo la nostra posizione», ha indicato, senza fornire ulteriori dettagli sulla possibile posizione di Sucre.
Come riportato dall’organizzazione l’11 novembre, la sentenza sarà annunciata alle 15.00 (ora locale) dal presidente della Corte, Joan E. Donoghue, durante una riunione della Corte. Donoghue, durante un incontro pubblico al Palazzo della Pace dell’Aia.
La gestione delle acque dolci del Silala è stata oggetto di scontri legali tra i due Paesi prima dell’organismo, in quanto Santiago lo considera un fiume internazionale e La Paz sostiene che è esclusivo del suo territorio nazionale.
Il conflitto territoriale risale al 1879, quando la Bolivia perse l’accesso al Pacifico nella guerra con il Cile, culminata nel Trattato di pace e amicizia del 1904 sul diritto di libero transito delle merci boliviane da e verso i porti di questo oceano.
L’ex presidente cileno Sebastián Piñera ha accolto con favore un comunicato del governo boliviano del febbraio 2020 in cui si sottolineava che il governo dell’ex presidente Evo Morales aveva riconosciuto davanti alla CIG che il fiume Silala è un fiume internazionale e che scorre naturalmente verso il Cile.