L’ONG Human Rights Watch (HRW) ha chiesto al governo thailandese di rilasciare due attivisti, Orawan Phuphong e Tantawan Tuatulanon, arrestati per aver criticato la monarchia e che ora rischiano lunghe condanne.
«Il governo thailandese deve ritirare i processi ingiusti contro Orawan, Tantawan e altri imputati per le loro proteste pacifiche che chiedono riforme della monarchia», ha dichiarato Elaine Pearson, direttore di HRW per l’Asia.
«Trattenere questi attivisti in detenzione preventiva per l’esercizio pacifico dei loro diritti è punitivo e crudele», ha aggiunto.
Orawan Phuphong e Tantawan Tuatulanon sono state arrestate il 16 gennaio dopo essersi presentate in tribunale per revocare volontariamente la propria libertà provvisoria con l’intenzione di tornare al Central Women’s Correctional Centre (CWCI) e iniziare uno sciopero della fame. Le due donne hanno chiesto il rilascio di tutte le donne detenute per motivi politici e l’adozione di riforme legali delle leggi sulla lèse-majesté e sulla sedizione.
Il 18 gennaio hanno iniziato uno sciopero della fame nella prigione della capitale thailandese, Bangkok, per quella che considerano una detenzione preventiva illegale a causa della loro posizione politica contro la monarchia. Venerdì, le due donne sono state portate in ospedale dopo essere svenute nell’istituto di pena.
Le autorità thailandesi hanno accusato gli attivisti di diversi reati penali, tra cui lese majeste, dopo aver condotto un sondaggio d’opinione sulle parate e i cortei reali.
Secondo l’organizzazione, la sezione 112 del Codice penale thailandese punisce il reato di lese majeste con una pena fino a 15 anni di carcere.
HRW ha anche evidenziato l’aumento degli arresti per lo stesso reato nell’ultimo anno, dopo una pausa di tre anni in cui questi casi non sono stati portati in tribunale. Tuttavia, nel novembre 2020, il primo ministro thailandese Prayuth Chan Ocha ha ordinato la ripresa dei processi per lèse-majesté, apparentemente a causa delle crescenti critiche alla monarchia del Paese.
Secondo l’organizzazione, da allora più di 200 persone sono state incriminate per questo reato e in relazione alla loro partecipazione a raduni pro-democrazia o a post sui social media.
Fonte: (EUROPA PRESS)