
Le Forze armate turche hanno allestito lunedì un corridoio aereo per consentire il trasferimento di aiuti e squadre di soccorso nelle zone colpite dal terremoto di magnitudo 7,4 avvenuto nelle prime ore del mattino nella provincia di Kahramanmaras, che ha provocato più di 650 morti in Turchia e in Siria.
Il Ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha sottolineato che le autorità si sono mobilitate per cercare di contenere i danni e prendersi cura delle vittime, compresa la ricerca e il salvataggio delle vittime ancora intrappolate nelle macerie degli edifici crollati, prima di indicare che «il centro di crisi sta lavorando intensamente».
«I nostri contatti con i ministeri e le istituzioni competenti continuano. Le squadre di soccorso sono necessarie nelle aree colpite dal terremoto», ha dichiarato Akar, che ha sottolineato che la Brigata di soccorso aereo è stata dispiegata nella regione «per contribuire alle attività di ricerca e soccorso», secondo una dichiarazione rilasciata dal Ministero della Difesa turco.
«Abbiamo mobilitato i nostri aerei per inviare squadre e veicoli medici e di ricerca e soccorso nella zona del sisma», ha dichiarato il ministro, sottolineando che il lavoro è ostacolato dalle cattive condizioni meteorologiche e dai danni subiti da alcuni aeroporti della zona colpita. «Stiamo continuando a impegnarci per inviare personale e materiali nell’area il prima possibile», ha dichiarato.
Akar ha anche confermato che tre delle persone uccise in Turchia sono militari e ha detto che «ci sono segnalazioni di personale che non può essere contattato». «La cosa più importante che dobbiamo cercare di ottenere è localizzare il nostro personale tra le macerie», ha detto il ministro, che ha sottolineato che c’è un coordinamento con i governatori delle dieci province colpite per «rispondere alle richieste».
Finora sono stati confermati più di 280 morti e 2.300 feriti in Turchia, oltre a circa 240 morti e 640 feriti nelle aree della Siria controllate dalle autorità. A queste cifre vanno aggiunti circa 150 morti e più di 340 feriti nelle zone controllate dai ribelli nelle province di Idlib e Aleppo, nel nord-ovest del Paese arabo, secondo la Difesa civile siriana, nota come «Caschi bianchi».
Fonte: (EUROPA PRESS)